NOW di Paolo Mologni
I muri come supporto decorativo, impedimento, ostacolo, confine, prigione, divisione tra noi e gli altri.
In principio fu la parete, il muro, il luogo dove l’uomo-non ancora uomo del paleolitico compì il passo nodale per affermare sé stesso. Incidere il muro, compiere il primo segno, rivolgersi ad un suo simile, comunicare in modo permanente. Nei lavori di Paolo Mologni, riconosciamo la linea di quel muro, che ha attraversato millenni e forme espressive, per ripresentarsi oggi purgato delle innumerevoli stratificazioni della cultura e del senso comune, per arrivare a noi nel punto più vicino possibile alla pulizia e alla purezza del gesto. I muri stuccati e segnati dal colore di Mologni, sono l’incastro precario ma semplicemente resistente tra una sintesi di tutti muri segnati dal gesto artistico prima di questi e il candore del primo, intonso, quasi ancora dovesse asciugare la calce. Sono sottrazioni, raschi, graffi, decollage impavidi che cercano una geometria di risulta dalle tante voci che su quel muro si sono avvicendate oppure aggiunte, strati e ricomposizione di una tavola muraria ancora intatta? Vi è di che perdersi ad osservare per qualche minuto i muri sintetizzati di Mologni; ad un certo punto dell’osservazione ciascuno spettatore comincerà a percepire, dentro di sé un suono; meglio, una frequenza continua. è il drone, elemento minimale della musica elettronica contemporanea. Affiancati e riprodotti, il minimalismo sonoro e quello estetico, evocano la lezione fondante dell’architetto Mies van der Rohe: “Less is more” (1947).
Marco Cassisa
La mostra dialoga con la proposta di lettura “The wall”.
Paolo Mologni
Nato a Milano nel 1973, interessato da sempre all’arte, Mologni inizia la propria produzione pittorica verso la fine del secolo scorso; ha partecipato a due edizioni della collettiva “Andiamo al Piazzo” nei primi anni 2000. Attualmente vive e lavora a Biella.