A cura di Walter Ruffatto – Presentata da Sandro Montalto
Biblioteca di Città Studi, 1 giugno -28 luglio 2018
Fin dall’antichità l’uomo si è trovato a condividere il pianeta con gli animali e a riflettere su di loro. Disegnati nelle caverne con intento propiziatorio, venerati da ogni popolo in ogni parte del mondo, quindi assunti a simbolo e resi fantastici, favoleggiati, poi ancora trasformati in risorse, vittime sacrificali, compagni. L’uomo tenta di dominare l’innumerabile mondo animale classificandoli, siccome classificare, e quindi credere di abitare il mondo in modo meno traumatico, è una necessità primigenia. Dalla razionalità di Linneo alla paradossale enciclopedia cinese immaginata da Borges, è tutto un incasellare e cercare similitudini e differenze. Eppure l’umanità, mentre si dibatte per abbandonare la natura selvaggia addomesticando i propri istinti e razionalizzandosi la vita, non sa sottrarsi al suo fascino: ne fa creatura affettuosa che riempie le giornate, spavento per i propri cuccioli umani, metafora, totem, supporto o sfogo per la propria aggressività, logo.
Oggi tutti i tipi di rapporto uomo-animale coesistono. L’atteggiamento più corretto, forse, è osservare. È ciò che Anna Lanzone fa in questa nuova serie di dodici quadri realizzati tra il 2017 e il 2018: pastelli su uno strato di lavagna liquida stesa su tele di recupero, le quali conferiscono allo sfondo interessanti e imprevedibili curvature. Un orso, un montone (che ci riporta alla precedente serie di lavori dell’artista, intitolata Lana viva, dove venivano ritratte ad olio pecore appartenenti a varie razze), un gufo, un cane, una volpe… persino una gallina.
Per Anna l’anima degli animali, cui il titolo della mostra rimanda, è la loro imprevista, multiforme e spesso stupefacente capacità sensibile. Scriveva Victor Hugo: “Fissa il tuo cane negli occhi, poi se ne sei capace tenta ancora di affermare che gli animali non hanno un’anima”. La constatazione, già propria degli antichi, che gli animali sanno provare emozioni ed esternarle si approfondisce continuamente grazie a nuove scoperte relative alle stupefacenti potenzialità dei loro sensi e alle loro insospettate capacità razionali. Già il filosofo greco Porfirio, in De abstinetia, sostiene che gli animali esprimono chiaramente i propri stati interiori: il fatto è che noi non li comprendiamo (ne deriva tra l’altro, per inciso, che non è lecito mangiarli).
Anna sembra voler indagare con la sua arte la figura di ogni animale in sé. Non animali in funzione di qualcosa (lavoro o paesaggio), ma capaci da soli di dire tutto, immersi in un buio che ne sottolinea la completezza. Non traccia schemi, né tantomeno umanizza le creature che ritrae. Vuole piuttosto mostrarceli nella loro evidenza, spesso guardati da vicino come se per capirli fosse necessario uscire dal proprio senso di superiorità e sporgersi, avvicinarsi a questi nostri compagni di avventura: basti osservare il bellissimo gatto che, vigile ma quieto, emerge appena dall’oscurità. Oppure quell’asino così curioso: forse è lui che si sta sporgendo e sta curiosando il nostro buffo mondo di esseri umani. Scriveva Montaigne in una delle bellissime pagine dedicate al rispetto che si deve all’intero mondo animale (e persino vegetale): “Quando gioco con la mia gatta, chi sa se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei?”.
A volte tendiamo ad escludere queste creature dalla nostra esistenza, o a schiacciarle sulle nostre esigenze; oppure a darne per scontata la presenza. Ma gli animali sono sempre lì, con il loro semplice esistere ci ricordano che anche noi apparteniamo alla natura. E ci osservano.
Sandro Montalto
Anna Lanzone nasce a Vercelli il 17 settembre 1961. A circa un anno si trasferisce con la sua famiglia a Biella dove vive tuttora.
Si avvicina alla pittura a soli cinque anni grazie ad una scatola di colori a olio che i genitori le regalano a Natale vista la sua già spiccata propensione al disegno.
La famiglia non le consente di seguire studi artistici come lei avrebbe voluto, e così, dopo il liceo scientifico, si iscrive alla Scuola ai Fini Speciali di Scienze e Arti nel Campo della Stampa del Politecnico di Torino (attuale laurea in Graphic Design). Frequenta intanto un corso di incisione, uno di serigrafia, uno di nudo dal vero, uno di pittura su ceramica, un corso di restauro e continua a sperimentare varie tecniche di pittura: olio, acrilico, tempera, acquarello, usando per i suoi lavori anche la foglia di metallo, fondi materici, e impiegando insieme ai colori diversi materiali.
Terminata l’università entra nel mondo della comunicazione visiva e nel 1986 apre uno studio di pubblicità. In seguito collabora come stilista con alcuni importanti marchi come Fila e Luciano Barbera e insegna disegno presso diverse scuole. Dal 1996 volendosi dedicare maggiormente alla famiglia, ha infatti due figlie e due cani, apre un laboratorio d’arte dove riprende la sua prima passione, la pittura. Oltre ai quadri dipinge trompe-l’oeil, mobili e complementi d’arredo.
La mostra dialoga con la proposta di lettura Storie bestiali e con la proposta di ebook Sulla favola e sulla fiaba disponibile su MediaLibraryOnLine.